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La ricetta: Ciac’ri froli di Laura terenziani

Un classico dei classici per carnevale: le chiacchiere.

Un dolce diffuso non solo in Italia, ma in tutta Europa, di antichissima origine e dai cento nomi diversi che riportiamo in fondo alla ricetta.

Dalle ricette di Laura Terenziani

Ciac’ri froli

Impastär 250 gr. äd faren’na, 30 gr. äd succor, 40 gr. äd buter, un óv intregh, ’na bala d’óv, du cuciär äd grapa, un psigòt äd säl, ’na pónten’na d’alvadór in polvra par dóls e un brizinén äd vén bianch fin che la pasta l’ é dvintäda molzén’na.

Tirär la pasta finna al spesór äd du milimettor, fär il ciac’ri e frizorja in-t-al dolégh.

 

 

Il dolce di carnevale che sfida i millenni,

dai cento nomi.

Le chiacchiere sono dolci diffusi in gran parte d’Europa preparati solitamente durante il periodo di carnevale, chiamati anche con diversi altri nomi regionali.

La loro tradizione risale a quella delle frictilia, i dolci fritti nel grasso animale che nell’antica Roma venivano preparati proprio durante il periodo del calendario romano corrispondente al Carnevale della chiesa cattolica, in febbraio.

 

Il nome più comunemente usato e corretto per questo famoso dolce è chiacchiere di suora, tuttavia esistono varianti utilizzate nelle diverse regioni italiane: sono numerosissimi. Ma da dove deriva questo nome? Si può trovare la spiegazione in questo interessante articolo della Gazzetta di Parma.

 

Le interviste impossibili di Giovanni Ballarini: Quattro chiacchiere… con le originali «chiacchiere di suora»

 

bugie (alcune zone del Piemonte, Liguria);

carafoi (zone di lingua ladina)

cenci o crogetti (tutto il Valdarno da Arezzo a Montecatini Terme, comprese Firenze e Prato, e nel Casentino);

chiacchiere (alta Umbria, basso Lazio, Abruzzo Citeriore, Molise, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria, Sicilia, ma anche a Milano, nella zona delle Alpi Apuane e della Lunigiana, nell’Emilia settentrionale e in alcune zone della Sardegna);

cioffe (Abruzzo Ulteriore);

cresciole (Pesarese);

cróstoli, cróstui, cróstoi, gróstoli o gròstoi o grustal (Polesine, Ferrarese, Vicentino, Trevigiano, Bellunese, Trentino, Friuli Venezia Giulia, Alto Adige, alcune zone della Liguria);

cunchielli’ (in alcune aree del Molise);

fiocchetti (Montefeltro, Romagna costiera);

frappe (Lazio dalla zona di Latina e Aprilia a Viterbo, a Roma, nella Provincia di Frosinone, nell’Aquilano, in bassa Umbria, alcune zone delle Marche e dell’Emilia);

frappole (alcune zone della Toscana);

galàni (zona tra Venezia, Padova e, in parte, Verona)

galarane o saltasù o soltasü (Bergamo, Sondrio)

gale o gali (Vercelli, Bassa Vercellese, provincia di Novara e Barenghese);

gasse (Montefeltro);

guanti (Alife, zona del Matese);

hróštelce o fláncati (Trieste e Gorizia, in sloveno)

intrigoni (Reggio Emilia);

lattughe (provincia di Mantova, provincia di Brescia. In dialetto latǖghe);

maraviglias (Sardegna in lingua sarda);

merveilles (Valle d’Aosta, in francese);

sfrappe (Marche);

sfrappole (Bologna, Romagna);

sossole (sempre meno usato a Verona, sta per essere soppiantato da galàni);

sprelle (provincia di Piacenza);

stracci (alcune zone della Toscana);

strufoli o melatelli (se con miele) (Maremma toscana);

risòle (Cuneo e sud del Piemonte);

rosoni (Modena).

 

Altri nomi in Europa:

Belgio, croustouille;

Bielorussia, chruščy, favorki;

Croazia, krostole;

Danimarca, klejner;

Francia, oreillettes, bugnes, merveilles;

Germania, Räderkuchen;

Lituania, žagarėliai;

Polonia, chruściki, chrusty, faworki;

Romania, minciunele, cirighele o scovergi;

Russia, chvorost;

Slovacchia, fánka;

Spagna, orejas;

Svezia, klenäter;

Ungheria, csöröge;

Ucraina, verhuny.

 

In Brasile sono chiamati cueca-virada o crostoli.

Voce di Maurizio Landi, accento di Parma Città

Chiacchiere frolli

Impastare 250 gr. di farina, 30 gr. di zucchero, 40 gr. di burro, un’ uovo intero, un tuorlo, due cucchiai di grappa, un pizzico di sale, una punta di lievito in polvere per dolci e un pochino di vino bianco fin che la pasta è diventata morbida.

Tirare la pasta fino allo spessore di due millimetri, fare le chiacchiere (tagliarle a rombi) e friggerle nello strutto.