Poeti e Poesie:
Al ni
di Alfredo Zerbini
L'umanità a volte ne mostra poca di umanità, e rivela il suo ghigno crudele.
Zerbini scrisse questa poesia poco dopo la guerra, una lezione che però non ci è servita, né allora, né ora.
Alfredo Zerbini, Tutte le poesie, Battei, 1982
Al ni
J àn fat un ni ch’al pär un guss ad noza,
un ni picén cme lor, da scalzarén;
j én tant content ch’an gh’basta pu la voza
par dir coi so gorghègg ch’i s’volen ben.
Mo un cassador… Ah! Sgnor, che brutta cosa!
Mo co’ gh’è saltè in menta, a cl’asassén?
Con na s’cioptäda, vunna, mo rabiosa,
l’à butè p’r aria al ni, massè j ozlén!
I n’vreven che cantär la primavera,
l’amor, la päza, al sol, la libartè…
E adessa, insangonent, j én lì par tera!
Anca j anvel j én mort!… Ah! Che pietè!
La guera, dapartutt, semper la guera!
Mo an gh’sarà mäi, un fil d’umanitè?
Recitata da Maurizio Landi
Il nido
Hanno fatto un nido che sembra un guscio di noce,
un nido piccolo come loro, da cardellino;
sono tanto contenti che non basta più loro la voce
per dire con i loro gorgheggi che si vogliono bene.
Ma un cacciatore… Ah! Signore, che brutta cosa!
Ma cosa gli è saltato in mente, a quell’assassino?
Con una schioppettata, una, ma rabbiosa,
ha buttato all’aria il nido, ucciso gli uccellini!
Non volevano che cantar la primavera,
l’amore, la pace, il sole, la libertà…
E adesso, insanguinati, sono lì per terra!
Anche i neonati sono morti!… Ah! Che pietà!
La guerra, dappertutto, sempre la guerra!
Ma non ci sarà mai, un filo di umanità?