Poeti e Poesie:
I Capanón
di Otello Artoni

Il magico Otello e la nostalgia dei suoi tempi e dei suoi posti, la solidarietà e l’amore per la nostra città

In fondo alla poesia foto e documenti

Otello Artoni

I capanón   

Nojätor, i capanón a s’ insonjèmma

anca al giorón d’ incó.

Con ’na stansa a piantarén

mo a s’ vrävon tutt bén…

Adésa fra cazànt andèmma d’acordi

cme can e gat.

 

Il bräghi psädi e i sandol ’d copartón

j andävon bén par tutti il stagión.

La nostra banca l’ éra al Mónt ’d Pietè

e con di gat i s’àn zlatè.

Colonica e bón dal lat

j àn fat ’n ätor tant.

 

Adésa ch’ a spusèmma ’d sjor

e magnèmma al ristorant

a sèmma invidióz ’d tutt quant.

In tésta a gh’ävon un quälch pjóc

mo anca adésa fra pensér e bolètti da pagär

a gh’é listés la tésta da gratär.

 

Con il discotéchi e la televizjón

a j èmma imbambì i nostor fjó.

E parlär di capanón

a m’ véna un po ’d magón

e fa bén che d’ ogni tant

a s’ ricordèmma äd che pasta séron fat.

 

Foto dell’aviazione americana per documentare gli effetti dei bombar- damenti: vicino alla stazione e al Cornocchio sono ben visibili i crateri

Clicca sulla mappa per vedere dov’erano

 

Capannoni di via Verona costeggiati dal Naviglio, che alimentava anche i Molén Bass anni ’40, Archivio Amoretti da I capannoni a Parma, Mup, 2020

 

Cancello d’ingresso dei Capannoni della Navetta,

ricerca di Roberto Colla

 

Recitata da Paride Mori, accento di Coenzo

I capannoni

Noi, i capannon ce li sognamo

anche al giorno d’oggi.

Con una stanza a pianterreno

ma ci volevamo tutti bene…

Adesso fra inquilini andiamo d’accordo

come cani e gatti.

 

Le pantaloni con le pezze e i sandali di copertone

andavano bene per tutte le stagioni.

La nostra banca era il Monte di Pietà

e con i gatti ci hanno svezzati.

Colonica e buoni del latte

hanno fatto altrettanto

 

Adesso che assomigliamo a dei signori

e mangiamo al ristorante

siamo invidiosi di tutti quanti.

In testa avevamo qualche pidocchio

ma anche adesso fra pensieri e bollette da pagare

c’è ugualmente la testa da grattare.

 

Con le discoteche e la televisione

abbiamo rimbambito i nostri figli.

E a parlare dei capannoni

mi viene un po’ di mlinconia

e fa bene che ogni tanto

ci ricordiamo di che pasta eravamo fatti.

 

Sventramenti del 1929 da via Monte Santo. La prima traversa è via Piave e, in fondo, la Caserma dei Pompieri di via Gorizia. Da “Le guardie del fuoco a Parma e provincia”

 

Risanamento dell’Oltretorrente, 1932, ricerca di Roberto Colla

In primo piano, con i curiosi che passeggiano, l’attuale via Monte Nero; più oltre via Monte Santo e in fondo Viale Maria Luigia.

A sinistra il liceo classico Romagnosi e via Piave; a destra via Gorizia e  l’ex Caserma dei Pompieri-Vigili del Fuoco, ora sede dell’Assistenza Pubblica.

 

La zona, nella mappa sottostante, del 1929, è quella compresa tra borgo dei Cappuccini, borgo e via delle Carra e borgo dei Salici

(con indicata la caserma dei Pompieri)

 

 

 

 

 

 

 

Clicca QUI per l’articolo di Ubaldo Bertoli:

“Quell’esercito di bimbi poveri nei capannoni della periferia”

Gazzetta di Parma, 1 aprile 1948