Poeti e Poesie:
La caverna
di Franco Aimi

Qualche tempo fa poteva essere giudicata una sorpassata visione di un mondo che non può esistere.
Ora è reale: più che una poesia è una profezia sulla cattiveria dell'uomo che credevamo uscito dalla caverna.

Franco Aimi, Boregh Pippa, Battei, 1981

La caverna

In-t-la nota pu scura di temp,

al vent e la paura i giren p’r i bosch

e i metten tutt in sconquass.

Formighi, grill, besión e bissi, stricch in-t-il carpädi.

J ozlén in-t-i nì e tutt’ il bestji schissi in-t-il tani.

In-t-na caverna l’ aqua la gossa,

in gir gh’ é di vansaj.

Fàt su cme i gomissel, un omm, na donna, un puttén:

che sicuressa! Che amor! Che calor in-t-la caverna.

 

Un gioren l’omm picén cme un océn äd madonna,

al s’ é infiè: é scoppiè la caverna.

Un sbraj l’ à traversè l’univers:

é scoppiè la caverna! É scoppiè la caverna!

L’amor tridè fra j ingranag dil machini,

bombi enormi j àn sfät la sicuressa.

 

Nassa di ragass divers, col zél in-t-l’ alma,

i serchen, i serchen cosi ch’ i n’ sän gnan’ co’ j én:

ti cme fèt a contär i color a ’n oreb

o al bacan a ’n sord?

Un zaino e na chitara p’r i sinter däl mond,

ragass sensa speransa.

At si in meza a la genta e ’t si da ti,

at si con na ragassa e ’t si da ti,

at si da ti, e ’t si da ti.

Ragass ch’ i n’ än mäi regalè ’n fior,

ragassi, ch’ i n’ gh’ àn mäi regalè ’n fior.

Sedù von ataca a cl’ äter,

fàt su me i gomissel,

in-t-il piassi o sui sagrè,

par sintir un po’ ’d calor

coll tant apen’na apen’na da rivär al di dopa.

 

Mi, a cont dil foli veci,

a cont dil foli ch’ a scälda,

mo nisson pu credda al foli.

Inznocè insimma a la tera

un zaino e na chitara posè contra na crosa,

na cosa piantäda in tera:

són tera e aqua e són un pcon ’d caverna.

Recitata da Luca Ambanelli

La caverna

Nella notte più scura dei tempi,

il vento e la paura girano per i boschi

e mettono tutto in subbuglio.

Formiche, grilli, vespe e biscie, tutti stretti dentro le fessure.

Gli uccelli nei nidi e tutte le bestie strette e ammucchiate nelle tane.

In una caverna gocciola l’acqua,

in giro non manca qualche avanzo per nutrirsi.

Stretti e uniti come un gomitolo, un uomo, una donna, un bimbo:

che sicurezza! Che amore! Che calore nella caverna.

 

Un giorno l’uomo, piccolo come un occhietto di madonna,

s’è gonfiato: è scoppiata la caverna.

Un grido ha attraversato l’universo:

è scoppiata la caverna! È scoppiata la caverna!

L’amore tritato fra gli ingranaggi delle macchine,

bombe enormi hanno disfatto la sicurezza.

 

Nascono ragazzi diversi, con il gelo nell’anima,

cercano, cercano cose che non sanno nemmeno che cosa siano:

come fai tu a raccontare i colori a un cieco

o il baccano a un sordo?

Uno zaino e una chitarra per i sentieri del mondo,

ragazzi senza speranza.

Sei in mezzo alla gente e sei solo,

sei con una ragazza e sei solo,

sei solo, sei solo.

Ragazzi che non hanno mai regalato un fiore,

ragazze cui nessuno mai ha regalato un fiore.

Seduti l’uno accanto all’altro,

fatti su come un gomitolo,

nella piazza o sui sagrati,

per sentire un po’ di calore

quel tanto appena appena da arrivare al giorno seguente.

 

lo, racconto favole vecchie,

racconto favole che scaldano,

ma nessuno crede più alle favole.

Inginocchiato sulla terra

uno zaino e una chitarra appoggiati contro una croce,

una croce piantata in terra:

sono terra e acqua e sono un pezzetto di caverna.