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Prosa dialettale:
Bórogh di Capusén

Storie antiche di un borgo scomparso

Borgo dei Cappuccini, prima del 1929: si vede la testa di cavallo della macelleria citata nel racconto.

Foto da una ricerca di Ivan Mondini

Testo di Filippo Marazzini

Traduzione di Giuseppe Mezzadri

Bórogh di Capusén

La frizón’na, al bagordjón e al casonér

 

Primma che in-t-al 1929 j al butisson zo, in-t-al gnir zo dal pónt Caprasucca p’r andär po in via Bixio värs Bariéra, s’ a s’ ciapäva la primma sträda a sinisstra, a s’ imbocäva Bórogh di Capusén, ch’ a combäza incó, in pärta, con via Montegrappa.

Lì a s’ concenträva ’n umanitè granda e variegäda.

A l’imbocadura la gh’ stasjonäva la frizón’na che sóra a du gros fogón a carbón la spadläva in continuasjón la schisäda, ’na sorta äd torta fritta a fórma äd pissa, e di sentonär äd béj crocant pomm-da-téra. Ja bruzävon via al pónt che bizognäva prenotärja parchè la rezdóra la ja tajäva a fórma äd tarjangol coj spigh zmusè in manéra chi restisson sémpor béj molzén.

 

Pu avanti, dop ’na b’carja* specializäda in strolghètt, di salam äd cärna äd caval con un fort odór d’ aj, in-t-un zgabusén a pjantarén, a gh’ stäva Becì.

Analfabéta, l’éra un ciapa chi ciapa là, un dizocupè ch’ al se däva da fär.

De spess al gnäva ingagè cme muradór, un mestér che però al ne gh’ parmetäva miga äd chjetär al so aptitt legendäri .

A s’ contä che, ’na volta, Becì l’ éra capitè a lavorär in-t-’n apartamént äd gran luss indo’ la padrón’na la tiräva su tri can äd rasa con di brod äd cärna e bescot al lat. Za ch’ j éron sémpor sasi, il béstji i ’n magnävon miga vlontéra: acsì a Becì i gh’ ävon dè l’ incarich d’ imbocärja.

In poch gióron però i can j éron dvintè narvóz in ’na manéra curjóza e i bajävon cuand Becì al ghe pasäva azvén: la padrón’na l’ an gh’ à miga miss bombén a gnir a savér che i scudlot i gnävon vudè da ’n ätor cualchidón…

 

Ala fén, in-t-la pjasètta ch’ l’ éra a metè bórogh, a gh’ stäva Macedoni, ch’ al fäva al casonér. Ogni nota col casón e ’l caval l’ andäva in Tär a cargär ädla sabja.

L’ éra ezigént bombén cuand l’ éra adrè a lavorär, mo l’ éra anca dotè äd n’ umorizom fén: a s’ contäva che un gióron a ’n garzón ch’ al s’ éra prezentè a trè ór e méz ädla matén’na, tant cme dir in ritärd äd méz’ óra, Macedoni al gh’à ditt: “Veh, lommo, vénot a j oräri äd j impieghé?”

 

* Sulle macellerie equine era obbligatorio apporre, come insegna, una testa di cavallo, in modo tutti sapessero, anche gli analfabeti allora molto numerosi, quale tipo di carne si vendeva in quel negozio. Quella in foto è l’ultima sopravvissuta, in via Farnese al numero 3.

 

Un’automobile si fa strada nel borgo, un avvenimento. Ricerca di Ivan Mondini.

 

Inizio di Bórogh di Capusén, con abitanti e spazzino. La casa sullo sfondo, in via Bixio, è ancora al suo posto. Ricerca di Roberto Colla.

 

Rampari di San Francesco, poi Viale San Felice, ora viale Maria Luigia, prima degli sventramenti.
A destra, in alto, il Liceo Classico G. D. Romagnosi.

 

Sventramenti del 1929: a sinistra, via Piave, il Romagnosi e sul fondo viale Maria Luigia. A destra via Gorizia con la caserma dei pompieri, ora Assistenza Pubblica.

 

Sventramenti del 1929 da via Monte Santo. La prima traversa è via Piave e, in fondo, la Caserma dei Pompieri di via Gorizia. Da “Le guardie del fuoco a Parma e provincia”

Mappa di Parma, 1929, particolare dell’Oltretorrente.

 

Mappa della zona soggetta agli sventramenti, 1923 circa. Da “Le guardie del fuoco a Parma e provincia”

 

 

Voci di Antonella Ferrari, Andrea Mondini e Aldo Pesce,

accento di Parma città.

Borgo dei Cappuccini

La friggitora, il crapulone e il carrettiere

 

Prima che nel 1929 lo demolissero, scendendo da ponte Caprazucca per poi prendere via Bixio verso la barriera, se si girava alla prima strada a sinistra, si imboccava Borgo dei Cappuccini, che coincide oggi, in parte, con via Montegrappa.

Lì si concentrava una grande e variegata umanità.

All’imbocco stazionava la friggitora, che su due giganteschi fuochi a carbone spadellava senza sosta la schiacciata, una specie di torta fritta a forma di pizza, e centinaia di croccantissime patate. Andavano a ruba tanto che bisognava prenotarle, perché la chef le tagliava a forma di triangolo dagli angoli smussati così da rimanere sempre morbide.

 

Più avanti, dopo una macelleria specializzata nei cacciatorini, dei salami di carne equina dal forte aroma di aglio, in uno sgabuzzino a pianterreno, abitava Becì.

Analfabeta, era un  tuttofare, un disoccupato intraprendente.

 

Spesso veniva arruolato come muratore, un mestiere che però non gli permetteva di placare il suo leggendario appetito.

Si racconta che, una volta, Becì finì a lavorare in un appartamento di gran lusso dove la proprietaria allevava tre cani di razza, dando loro brodi di carne e biscotti al latte. Essendo sempre sazi, gli animali non mangiavano volentieri così Becì  fu incaricato di imboccarli.

 

In pochi giorni però i cani divennero stranamente nervosi e abbaiavano quando Becì passava loro accanto: la padrona non ci mise molto a scoprire che le ciotole venivano svuotate da qualcun altro…

 

Infine, nella piazzetta che si trovava a metà borgo, stava Macedoni, di professione carrettiere. Ogni notte con carro e cavallo andava in Taro a caricare sabbia.

Era molto esigente sul lavoro, ma anche dotato di un fine umorismo: si narra che un giorno ad un apprendista che si era presentato alle tre e mezzo del mattino, cioè in ritardo di mezz’ora, Macedoni gli disse: “Ve’, figliolo, vieni agli orari degli impiegati?”

 

Borgo dei Cappuccini, prima del 1929: le osterie non mancavano!

 

Una friggitrice, forse proprio la frizón’na del racconto.

 

Borgo dei Cappuccini, interno

 

Carrettieri, casonér, nella Parma del 1903. Ricerca di Ivan Mondini.

 

Traffico “inquinante” sul ponte Caprazucca all’incrocio con viale Basetti e viale Toscanini alla fine degli anni ’50. A sinistra l’ex convento dei Cappuccini. Il parapetto di mattoni del ponte è stato sostituito con uno in ferro battuto.

 

Targa del Ponte dei Carrettieri, tra piazzale Fiume e via Po.

 

Contemporaneamente a Bórogh di Capusén fu effettuato anche lo sventramento di borgo dei Minelli, Grassani e Parente. In fondo la chiesa di Santa Maria del Quartiere.

 

Stessa foto ma più ampia. Ricerca di Roberto Colla

 

Greggi e pastorella a barrriera Bixio, 1890